C’erano una volte le Zebre

Gli ultimi avvenimenti ci inducono delle riflessioni che non possiamo non fare.
In particolare non capiamo come mai non si riesca a dare forza e continuità ad una franchigia che dovrebbe rappresentare il fiore all’occhiello del rugby Italiano, una franchigia federale dove tutti i giocatori dovrebbero ambire ad essere convocati e che i club italiani dovrebbero ritenere come la migliore espressione del movimento.

Ma andiamo con ordine, durante la precedente gestione, la FIR, attraverso le accademie, creava ricchezza, poiché i ragazzi, usciti dall’Accademia Ivan Francescato, sceglievano il club che più si confaceva alle loro esigenze e lì continuavano il loro percorso di crescita.
Quelli più talentuosi diventavano permit player e dopo 1-2 anni venivano ceduti alle due franchigie.

Nel frattempo, le società di Top 10, allora top 12 , incassavano dalla  FIR non solo il contributo di € 170.000,00 cadauno, ma anche un  importo pari ad € 10.000,00 per ogni permit ed € 25.000,00 per  ogni giocatore dato definitivamente alla franchigia . 

Questo sistema alimentava dal punto di vista economico i clubs della massima divisione e dava la possibilità alla fir di far crescere  i giocatori che fuoriuscivano dalle accademie . 

Un meccanismo alquanto complicato e migliorabile, ma che, di  fatto, consentiva a tutti di trovare il giusto equilibrio. Bene direte voi, assolutamente no, perché i ricconi del top 10 sentendosi i depositari del sistema hanno deciso che a loro della nazionale e delle franchigie non interessa nulla, poiché quello che è  importante è vincere lo scudetto e non far crescere il rugby italiano,  (vero sig. Munari?) e, quindi, di non dare più i ragazzi alla Franchigia ducale, per cui, con la nuova governance federale il sistema è andato in affanno.

Ma allora voi chiederete niente ragazzi, niente contributi. E no signori i contributi vengono erogati lo stesso, ma i ragazzi, con il placet del Presidente Federale non vanno più in franchigia.

Ma allora che rivoluzione è?

Ma allora una franchigia con poche risorse come si alimenta in un sistema professionistico sempre più competitivo?

Facile prendendo degli stranieri di terza e quarta fascia che nulla potranno insegnare ai nostri ragazzi, decretando di fatto la fine di un sistema, che seppur perfettibile, stava facendo crescere le nostre giovani promesse.
Ma la responsabilità di tutto ciò di chi è?

Il nome non ve lo diciamo, ma appare intuibile considerato che la prima attività del neoeletto presidente è stata quella di distruggere tutto quello che di buono il club aveva costruito.
Già proprio così, la prima cosa da fare è mettere a posto i conti (diceva, ma lo erano al centesimo) e, quindi, sostituire una persona competente (Dalle Donne) con uno che di bilanci ne capisce poco; contestualmente sostituire il manager (stimato da tutti i giocatori, ex capitano della nazionale De Rossi), inserendo una figura del tutto anonima.

Ma la cosa migliore che si poteva fare è inserire il sig. Tonni, proveniente dal fallimento degli Aironi, e questo tanto per inserire uno con esperienze fallimentare in un circuito che funzionava e che stava iniziando a dare i suoi frutti.


In questo contesto gli allenatori sono stati lasciati soli ed un gruppo di giocatori, che al campo ed al gioco del rugby non hanno più molto da dire, hanno iniziato a scrivere e protestare perché l’allenatore non li faceva giocare, preferendo ragazzi più talentuosi o semplicemente perché non erano all’altezza.

Hanno scritto a tutti, levando serenità alla squadra ed agli allenatori, causando i disastri evidenziati nella partita della Vigilia di Natale contro la Benetton.
Cosa ha fatto la nuova governance federale per difendere la squadra e l’allenatore, mi domanderete? nulla assolutamente nulla, anzi qualcosa ha fatto, ha sostituito l’allenatore mettendo al suo posto una persona assolutamente priva di esperienza come head coach, che dovrebbe traghettare le Zebre in questo periodo, dando ragione a quelli che hanno tramato alle spalle dei propri compagni.

Insomma, il progetto di distruggere la franchigia federale per, poi, portarla a Padova ci sembra stia prendendo corpo, sembra che la visione veneto-centrica del Presidente stia trovando la sua strada, ma voi mi domanderete ed il rugby italiano, la sua crescita?

Quella è un’altra storia, una storia a cui, purtroppo, nessuno pensa, poiché fino a quando la politica farà la parte tecnica ed i due poteri non saranno nettamente divisi nessuna crescita ci potrà essere per il nostro movimento che, oggi, sottostà alle regole imposte, di fatto, dalle società di top 10 che da molti anni levano circa € 2.000.000,00 all’anno al movimento rugbistico italiano, senza essere in grado di investire in alcun modo in formazione.

https://www.youtube.com/watch?v=z88aO_3aCZM

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